29 novembre 2014

Nerdroom 2.0 - 1: Soggetti inquietanti

Sono una giocatrice di ruolo ormai da più di dieci anni, e penso che la mia vera vita nerd sia iniziata nello stesso momento. Non ho provato una grande varietà di giochi, ma ho sempre avuto degli ottimi master e soprattutto ho avuto modo di interpretare tanti tipi di personaggi, tutti piuttosto diversi tra loro. Se adesso però guardo indietro, noto un'evoluzione inquietante delle loro caratteristiche e, soprattutto, del loro allineamento.

Poi è arrivato Echo.

Kennoch "Echo" è il picco di questa curva, che mi fa più pensare.

Questo personaggio fu creato dal master di allora e a me affidato senza particolari indicazioni sul suo carattere o sulle sue inclinazioni. Gli unici elementi fissi, in quanto necessari allo sviluppo del personaggio in termini di regolamento, erano il suo alto carisma (assai notevole per la sua classe) e la sua costante ricerca di affermazione personale. Per il resto, si presentava multifunzionale, piuttosto forte (ma nella media rispetto al gruppo), e moralmente neutro.

Lui è un Esploratore, che per chi non lo sapesse, vale a dire una sorta di organismo ibrido che si crea quando un uomo decide di travalicare i confini della mera carnalità e di sostituire progressivamente parti del proprio corpo con componenti bioniche, per avvicinarsi sempre di più all'ideale della Macchina, perfetta e immortale e al centro di una vera e propria religione secondaria all'interno di Rogue Trader, gioco di ruolo cartaceo che si muove all'interno dell'universo futuristico-apocalittico ispirato al gioco di miniature Warhammer 40.000.

Ammetto che, di mia iniziativa ed ex novo, difficilmente avrei creato un personaggio così. A istinto, la stessa idea mi mette a disagio. Però, una volta avutolo nelle mie mani, mi si è calzato attorno come un guanto ed è diventato a poco a poco qualcosa di aberrante.

Echo è un cinico, viscido, manipolativo figlio di puttana. Nonostante sia, come tutti i suoi colleghi, profondamente schifato dalla condizione umana e da tutte le porcherie che il corpo porta con sé, si differenzia per la sua consapevolezza che per ottenere i propri scopi, è bene mantenere un aspetto abbastanza curato da non spaventare una potenziale vittima. Di norma, un Tecnoprete come lui evolve in una specie di manichino a rotelle senza faccia, grondante tubi, cavi e arti meccanici, dall'aspetto alienato e alienante. Lui invece ha mantenuto gli occhi e il sorriso visibili, ha perfezionato la voce e la parlantina, e ha imparato il sottile gusto di buttarlo a tradimento laddove non batte il sole. 

Echo è True Neutral, tendente all'Evil, con la sola differenza che quello che per gli altri è Male, per lui è Insanabile Curiosità Intellettuale. È ambizioso al punto tale che l'unico momento in cui il suo infinito Ego si eclissa, è quando gli si pone davanti la massa sconfinata di una sfida, o di una irripetibile occasione di gloria. In quelle occasioni arriva ad accantonare anche il senso di autoconservazione, e se finisce così per fare la figura dell'eroe perché magari è riuscito a salvare la pelle a tutti i suoi compagni, la sua vera soddisfazione risiede nella figura in sé, non nella salvezza delle vite. La vita è per lui un meccanismo la cui efficienza va migliorata: gli organismi viventi possono legittimamente essere smontati, analizzati e ricomposti finché non si ottiene la perfezione. Echo è Josef Mengele reincarnato, ma senza la freddezza del tedesco standard, con maggiore varietà di soggetti di studio a disposizione, e con in più la consapevolezza che deve comportarsi con discrezione se non vuole finire arrostito.

Ecco, persino dopo avere scritto per un po' di lui, mi preoccupo. Di me stessa.

Sarà per questo che il mio più recente personaggio di GdR è una giovane frescona, insegnante di sostegno con tanta ingenua buona volontà? Una specie di corsa al riparo dalla mia involontaria evoluzione, prima di scoprire se ha un corrispettivo nella vita reale?

Risponderò usando uno dei motti più comuni (e utili) dell'universo di Warhammer 40.000: "Ignorance is blessing".

23 novembre 2014

Amabili Resti - 1: Ciambellautunno

  No, non ho visto il film con questo nome e no, non ne so quasi niente. Ricordo solo che la protagonista ha un nome impronunciabile e il faccino da elfa. È solo che questa è la prima locuzione che mi è venuta in mente cercando un nome agli articoli di questo blog che parleranno di cucina. Perché se è vero che ogni tanto mi diletto a cucinare, è altrettanto vero che spesso la mia idea per farlo parte dall'esigenza di dare un senso ai rimasugli che languono in frigo o nella credenza. È genetico il mio odio per lo spreco, perciò di solito quando mi entra in circolo l'estro di produrre qualcosa lo faccio pensando a una ricetta che contenga qualcuno di questi "amabili resti". Ancora commestibili, che diamine. Anche se, lo ammetto, un paio di volte ho scoperto che "preferibilmente entro" significa "dai, un altro paio di giorni riusciamo a strapparglieli". 

  Oggi dunque mettiamo in forno un ciambellone dai sapori autunnali, i miei preferiti dell'anno, anche se maledettamente calorici. Una precisazione necessaria: non ho pretese di insegnare niente a nessuno, anzi, le improvvisazioni che mi concedo in corso d'opera spesso risultano in imbarazzanti esperimenti che estorcono sorrisi contorti alle mie vittime. 

  Prendete per cominciare tre mele, di quelle che stanno facendo le grinze nel cassetto del frigorifero come la strega di Biancaneve. Se non sono proprio malridotte, saranno mature e buonissime. Giustificate in questo modo la vostra riluttanza a una dieta sana, scopo a cui le sopracitate mele furono acquistate in primo luogo. Sbucciatele e tagliatele a pezzetti, poi bagnatele col succo di limone per non farle annerire e mettetele da parte.

  Salvate dall'ingiusta morte in frigo anche 3 uova, vi ringrazieranno in eterno. Almeno fino a quando non le romperete per separare i tuorli dalle chiare. Montate queste ultime a neve con un pizzico di sale; più sono fredde e più la neve verrà soda. Mettetela da parte, poi sbattete i tuorli con lo zucchero... 150 g di zucchero, poi vi rendete conto che lo zucchero bianco è finito, rosicate un po', ma solo un po' perché intanto ci avete messo altri 100 g di zucchero di canna. Ecco, vedete come dissimulare l'inefficienza con la creatività. Lo fanno tutti gli artisti, tocca stacce. L'impasto ne risulterà meno gonfio e spumoso ma, alla fine della cottura, molto più aromatico. Prossimamente si proverà anche col miele.

  Intanto sciogliete 100 g di burro e lasciatelo freddare. Se non avete un microonde, ahimè l'amico di tutti i cuochi single, pigri e paraculi, vi toccherà farlo a bagnomaria. Quando sarà freddo mescolatelo bene allo zabaione.

  Incorporate delicatamente gli albumi all'impasto poco per volta, con un cucchiaio. Riguardate bene la ricetta originale e noterete che vi dice di aggiungere prima gli albumi e poi il burro: grandissima cazzata. L'impasto dovrà poi subire altri rimescolamenti dopo, e più gli albumi vengono schiacciati e meno ha senso metterceli. 

  Ribellatevi di nuovo alla ricetta che dice di setacciare 300 g di farina e optate invece per una più anarchica miscela di 200 g di farina 00 e 100 g di fecola. L'impasto prevede più avanti l'aggiunta di noci triturate, e se la farina è più leggera è preferibile, altrimenti il ciambellone rischia di diventare soffice come un pneumatico di camion. Aggiungete al mix di farine anche il lievito e mescolate tutto con passione. 

  Ignorate il dolore alle mani dato dal tunnel carpale e i pensieri morbosi riguardo persone che non dovrebbero più far parte dei vostri schemi mentali. Ogni piccolo momento creativo è buono e fine a se stesso, e migliora l'esistenza anche solo di un milligrammo.
  Triturate quei 200 g di noci che vostra madre vi ha regalato, parte di una quantità disumana che ella continua a conservare nel congelatore e a spacciare di tanto in tanto, residui degli gnocchi di Natale che ogni anno ci allietano. Se il trito non viene omogeneo meglio così, sarà piacevole trovare qualche briciola di noce ancora intatta nell'impasto. Un po' meno lo sarà addentare un pezzo di guscio, cosa che alle volte accade se le noci sono state sgusciate a casa, e che è appena accaduta a voi quando la gola vi ha imperativamente ordinato di assaggiare l'impasto. Fate una cosa buona per i vostri ospiti e avvisateli, meglio una figura di merda prima che i pianti dopo.

  Aggiungete all'impasto finalmente anche le mele, versate tutto in uno stampo a ciambella e infornate a 180°C per 40 minuti. Meglio uno stampo più grande che uno più piccolo, perché l'impasto è compatto ma cresce un bel po', quindi occhio all'effetto Vesuvio. 

  Mentre il dolce cuoce, cercate inutilmente di farvi cedere il posto dal vostro fidanzato alla PS3 e piuttosto mettetevi a scrivere cazzate sul blog, a caso. Tipo questa. 

  Una volta sfornato e sformato il dolce, ancora bello caldo, fatevi cogliere da un lampo di genio (sperando che non vi secchi sul posto) e complimentandovi per il vostro genio salvate un altro Amabile Resto dal frigo: un microvasetto di miele di castagno usato per una libagione a base di formaggi. Scaldatelo e spennellateci tutta la superficie del dolce.

  A questo punto rimane soltanto attendere che si freddi. Mangiatevelo con i piedi al caldo, accompagnato da una tisana ai frutti autunnali e una persona a cui volete veramente bene.


8 novembre 2014

In nome di Darwin, perché?! - 1: I Testimoni

  Chi mi conosce, sa già che sono una persona che con la religione ha ben poco a che vedere; premesso che rispetto le scelte altrui e non trovo niente di sbagliato - anzi - nel sincero approccio a una di esse, se questo poi comporta una fase di profonda ricerca interiore e di studio, allo stesso tempo mi sale il nazismo istantaneamente se qualcuno cerca di convertirmi in maniera più o meno pressante, o se magari cerca di far passare il mio ateismo per mancanza di profondità spirituale. 
  Le mie esperienze con i Testimoni di Geova (insigniti in termini ufficiali della missione di rompere le palle a chi non la pensa come loro) finora sono state sempre sporadiche, per fortuna. Principalmente, ho avuto modo di inorridire o ridere ascoltando le esperienze dei miei amici, con un plauso particolare a coloro che hanno trovato modi ingegnosi e trolloni di respingere le loro avances. 
  La fase più degna di nota è stata quella in cui mi sono ritrovata ad essere amica di un Testimone di Geova per anni, senza saperlo: questo non è necessariamente una lancia spezzata nei loro confronti, perché anche se non ha mai cercato di convertirmi sul piano religioso, è stato un merdoso manipolatore per anni (altra categoria di persone che schifo come le cimici), e siccome non ho ancora capito quale fosse la causa e quale l'effetto, mi astengo da dare un giudizio definitivo.
  Per farla breve, io cerco di tenermi lontana il più possibile da quelle dottrine, sia politiche che religiose, che contengono precetti di fronte ai quali la mia reazione è la seguente:


  Non ci posso fare nulla: la sensazione di repulsione parte dallo stomaco prima ancora che dal cervello e mi grida di starmene alla larga come il naso ti avvisa di non bere il latte scaduto se non vuoi morire di dissenteria.
  Nel caso dei Geova, ricordo che il primo "WTF" fu al venire al corrente della loro teoria sulla purezza del sangue, o come diavolo si definisce, non lo so e non lo voglio sapere. In pratica, la loro scelta di non accettare trasfusioni, trapianti eccetera. Dopo un primo momento, lo shock si è tramutato in fretta in un "bè, ce n'è di più per quelli a cui serve", il senso pratico ha dominato a mani basse, caso archiviato.
  Poi, tra i casi che mi sono rimasti impressi, ci sono stati tre volantini, di quelli che ti porgono quando ti vengono a bussare alla porta nei momenti più disparati. E lo fanno con la faccia serena, allenata a una calma zen che quasi gli invidio: seriamente, signori miei, come fate a rimanere seri e posati mentre mi mostrate queste cose? Anzi, due di questi gioielli me li sono ritrovati sotto la porta, perché io spesso non sono a casa e ci mancherebbe che mi perdessi il messaggio salvifico di Geova.
  Cominciamo da quello meno inquietante, pensa un po' gli altri. Quello su cui svettava la sfavillante figura di colui che ho ribattezzato "Dandy Jesus".
  

  Mi sembra subito evidente che un Messia così non dice "lasciate che i bambini vengano a me". O, se lo fa, osserverà uno sciame di mamme urlanti afferrare i propri pargoli e murarli dentro casa, sigillando porte e finestre con la calce. Non ho mai apprezzato l'iconografia classica che rappresenta Gesù come se fosse appena uscito da uno shojo manga, coi boccoli biondi e l'occhio da triglia, ma qui si è finiti sbandando contro il platano del ridicolo. Anche volendo sorvolare sul capello fresco di parrucchiere e sulla barba incerata, mi spiegate in che mondo quello sguardo spiritato e quel sorriso di ceramica dovrebbe invogliarmi a seguirlo? Posso solo immaginare che, essendo l'illustrazione eseguita con cura e probabilmente frutto di un'accurata ricerca di mercato, questo Gesù sia rivolto in modo specifico a quelli che danno più retta agli annunciatori televisivi piuttosto che alla proprio ragione o anche solo al proprio istinto. Se è così, ottimo lavoro.
  Proprio mentre stavo scrivendo questo, stavo cercando di ricordarmi chi mi fa venire in mente Dandy Jesus. Dopo una breve ricerca, l'ho trovato.

Se non sapete chi è, provate a chiedere a Google se conosce "Ted Bundy".
  Al secondo posto della mia personale top three della paura c'è il flyer che mi è stato gentilmente recapitato giusto ieri, e che tratta di un tema a quanto pare molto caro ai Testimoni, ovverossia la resurrezione dalla morte. 
  Non aggiungerò immagini a un breve pensiero riassuntivo della mia posizione riguardo a ciò. Tanto per cominciare, non ho ancora capito in che modo una religione che si basa su una salvezza ottenuta per selezione dei "migliori della classe" possa giovare della resurrezione dei morti. Se a salire nel Regno dei Cieli saranno solo in poche decine di migliaia, si suppone che tutti gli altri andranno a finire nel Grande Inceneritore di Dio e tanti saluti. Ma questo flyer dice che Geova "brama" di riportare in vita i morti ("brama", virgolettato, attenzione che la prossima serie di "The Walking Dead" ha bisogno di nuove idee). Quindi, i morti quando ci torneranno a trovare? Prima del Giudizio Finale? Ma in quel momento dovrebbero crepare tutti di nuovo, no? Oppure dopo? Ma a quel punto dove andrebbero a finire? Fanno un giro di "ripescati" come alle feste? Li mettono su un barcone come gli immigrati clandestini e li cacciano in qualche altro Aldilà? 
  Insomma, la storia della resurrezione non mi torna, non riesco a collocarla. Già di per sé ho un certo fastidio nei confronti delle religioni che propongono l'opposizione alla morte come un premio finale, perché trovo che alimenti nelle persone dei pensieri malati e ossessivi, che spesso sfociano nella competizione tra disperati. Ma in questo caso proprio non mi spiego le contraddizioni che un sovraffollamento di zombie comporterebbe.
  Dovrei chiedere spiegazioni a un Geova. Ma la vita è breve e prima di partecipare al Bingo dei Ripescati ho tante cose da fare.

  Tipo, illustrarvi come l'ultimo dei tre traumatizzanti volantini pubblicitari di Geova sia finito in cima alla classifica. 

  Fino a poco tempo fa, ignoravo che questa giovanissima religione volesse anche rappresentare determinate idee politiche. Adesso invece lo so, solo che ho una paura fottuta di andare a indagare per scoprire quali siano queste idee. So che da parte mia è un comportamento immaturo e superficiale, ma di fronte alle opzioni che mi si parano davanti, la mia reazione travalica quella di fronte al latte scaduto, e siamo invece alle prese con una ciotola piena di cereali e scorpioni.
  Il flyer, in prima pagina, recitava: "Chi è adatto ad essere il prossimo governante della Terra?"
  Giuro.
  L'inglese americano recente ha un'espressione informale molto efficace per questo: this is so wrong on so many levels. Non saprei dirlo meglio.
  Vorrei solo scindere la frase in più parti in modo che sia ben chiaro dove arriva il mio senso di orrore:

  CHI = (una sola persona?!)
  È ADATTO = (e chi scrive i parametri?!)
  AD ESSERE IL PROSSIMO = (cazzo, ce n'è già uno?!)
  GOVERNANTE = (con quali poteri?! Eletto come?!)
  DELLA TERRA = (tutta la Terra?!)

  ....

  Non aggiungerò altro.
  Solo l'immagine che mi si è formata in testa, all'istante, quando ho letto la frase.


  Qualche problemino, amici Testimoni, mi sa che ce l'avete. Spero solo non diventino problemi per tutti.

21 novembre 2013

Bedtime Sketches 1

  I "Bedtime Sketches" sono quei bozzetti che realizzo quando invece dovrei andare a dormire. In alcuni - molti - casi, la mancanza di sonno si nota. In tutti i casi, comunque, sono disegni rivolti rigorosamente a un pubblico adulto, non bigotto e possibilmente anche in grado di comprendere quello che scrivo come accompagnamento a un sesso esposto. Spero che chi legge sia in grado di vedere oltre l'ovvio, perché ogni volta che disegno qualcosa ho anche qualcosa da dire... Contenuto e senso, poi, sono aperti alle discussioni.
  In tempi tanto lontani da non riuscire a collocare il punto d'origine, mi creai un personaggio, che da allora è sempre stato il mio personaggio per tutta una serie di motivi che meriterebbero un delirio a parte.
  Non era niente di speciale, e soprattutto si è sempre trattato di un personaggio piuttosto "sterile": era una maga elementalista, ma non sono mai riuscita a giocarla in un GdR (tentai con le classi magiche di D&D ma non le ho mai trovate granché soddisfacenti), né diventò mai protagonista di un mio fumetto come avrei sempre voluto (le mie capacità di scrittrice/sceneggiatrice sono rasenti allo zero). Rimase solo il soggetto di un gran numero di bozzetti e l'oggetto delle morbose attenzioni di un paio di giocatori di PbF (Play by Forum, per coloro che si fossero salvati da questa orribile usanza).
  Fu proprio in queste ultime, imbarazzanti occasioni che cominciai a calcolare come avrebbe potuto essere la versione erotica del mio personaggio.
  I viscidi giocatori di cui sopra offrirono, tramite il loro narrare, due opzioni di scenario erotico che scartai il più presto possibile.
  Il primo, un ragazzino dell'età in cui i neuroni migrano in massa verso il pene e lasciano la scatola cranica a impolverarsi, aveva letto da poco il capitolo dell'Eclissi di "Berserk": vi lascio immaginare i fiumi di romanticismo. Credo che in quel momento capii come mai il Moige ce l'ha tanto coi manga.
  Il secondo, un coetaneo che ho lasciato troppo a lungo a stagionare nella mia vita prima di liberarmene, imprimeva alla sua interpretazione quel non so che di "tormentato seduttore" che alla fine, in un modo o nell'altro, riesce a sottomettere la donna oggetto dei suoi desideri. Insomma, una roba alla "50 sfumature" ("demmerda", direbbe qualcuno). C'era di che rimpiangere Griphis.
  Sto parlando di tempi in cui di sesso non ne sapevo proprio niente, e prendevo ciò che mi veniva prospettato senza pregiudizio, come chi dice "mah, non mi convince ma mettiamo da parte, magari prima o poi mi tornerà utile". Il mio personaggio si evolveva di pari passo, e veniva disegnato sempre come una ragazzina acqua e sapone dall'appeal passivo, un po' da protagonista ipocrita di fumetto per ragazze: "sono una ragazza di sani principi, quindi, per favore, aprimi come una mela ma sii gentile!"
  Diciamo che, col passare del tempo, il personaggio non ha perso l'innocenza, ma ha soltanto ammesso di averla persa in tempi molto più remoti di quanto una comune ragazza di sani principi vorrebbe ammettere...
  Questo è il primo disegno in assoluto che ritrae il mio personaggio in maniera così "esposta", e in qualche modo corrisponde di più a quello che sarebbe il suo carattere adesso in merito di sensualità: consapevole, serena e disinibita quel che basta a rendere una donna soddisfatta di se stessa. Quello che è successo nel frattempo al personaggio per farlo diventare così... bè, questo post è già troppo lungo, no?
  Solo una nota bizzarra a chiusura. Di solito, le versioni erotiche dei personaggi dei manga escono nel circuito clandestino dei fan dopo la pubblicazione dei volumi: in questo caso, il personaggio fa un'uscita pubblica di carattere erotico senza averne mai avuta una ufficiale.
  E, temo, questa resterà la sua uscita pubblica ufficiale...


20 novembre 2013

Fiori si nasce

  Vale la pena di spendere due parole per spiegare il titolo di questo blog, anche solo per cercare di dare un senso a una scelta che altrimenti sembrerebbe una bimbominkiata qualsiasi.
  Molti anni or sono (ormai più di quanti voglia ammettere) ero ancora una studentessa universitaria spensierata, senza idea di quel che mi avrebbe aspettato in futuro, in particolare del numero di figure di merda che mi sarei procurata in completa autonomia. Eppure, a quel tempo mi lamentavo già, nonostante la mia più grande preoccupazione fosse il tedio che mi infliggevano le lezioni di economia aziendale e linguistica. A pensarci ora, mi meriterei una doccia di sputi.
  Comunque sia, il mio più grande sollievo durante tutta la mia carriera universitaria fu indubbiamente portato da una mia collega, coetanea e concittadina. Oltre a punzecchiarmi quel tanto che bastava a non farmi scivolare nel coma durante le lezioni, allietava le mie giornate con ogni sorta di battute e rendeva più sopportabile anche il persistente sfottere da parte della percentuale perugina di altri colleghi universitari. Insomma, grazie a lei ridevo e sorridevo tutti i giorni, e questo è già più di quanto abbia la maggior parte delle persone.
  Tra i motivi di grande divertimento di entrambe c'era il riferirsi l'una all'altra con un modo di dire ternano (da bimbaminkia, a ben pensarci): "GUARDA CHE NON SI' UN FIORE". Tradotto: non ti vantare, che non sei un granché né nell'aspetto né nei modi. 
  Nello sforzo di cercare un corrispettivo del pungente ed essenziale dialetto ternano in un'altra lingua, finimmo per storpiare il tedesco al punto da arrivare a gridarci "NICHT BLUMEN" da una parte all'altra del corridoio. Non state a cercare un senso in tutto questo, specialmente se conoscete il tedesco: il nostro percorso mentale non ha logica più di quanto non l'abbia il decadimento cellulare da Alzheimer.
  Questo delirante appellativo è rimasto una costante negli anni, rievocato ad ogni incontro, come il saluto segreto di due sopravvissuti di un'antica tribù finita dispersa in una diaspora. Una specie di nostalgico e immortale richiamo all'idiozia, insomma.
  Negli ultimi tempi stavo giusto ragionando sul rinnovamento del blog e sui suoi eventuali contenuti, ma soprattutto era da tanto che ero indecisa sul titolo e volevo qualcosa di conciso ed essenziale. Non necessariamente comprensibile.
  All'ultimo incontro con la mia ancora di salvezza da universitaria, le rivelai l'idea che mi aveva fulminato più di recente: usare il nostro "NICHT BLUMEN" per intitolare il mio blog.

  "IO TE DENUNCIO", fu la sua risposta.

  Come trampolino di lancio pubblicitario, non è affatto male, no?
  So che un giorno lei leggerà questo post e, se non avrà a portata di mano abbastanza soldi per far partire l'azione legale, sorriderà con dolcezza insieme a me, in memoria dei bei vecchi tempi.
  E già da allora avevo capito che non sono nata fiore. 
  La grazia è una qualità innata, e non era tra i pezzi in dotazione del mio modello. Non sarò mai un fiore, né nella forma fisica né in quella mentale. 
  Ma posso provare ad avvicinarmici.
  Un giorno profumerò, un giorno sarò colorata, un giorno produrrò qualcosa di utile e succoso, come un bel frutto.
  Basta provarci ogni giorno, no?